
Impatto “nel” colore che si fa materia, sostanza, essenza delle cose…
Impatto “nel” colore che si fa materia, sostanza, essenza delle cose… Ovvero della bellezza della fisicità! Il Dizionario Etimologico di Giacomo Devoto [CDE, Farigliano (CN), 1989, p. 260] ci offre una chiara definizione di cosa si intenda con il termine “materia”. Il lemma deriva dal latino "materia", astratto di mater, perché riferito originariamente dagli agricoltori alla « sostanza materna » dei tronchi d’albero”. La materia dunque e l’anima delle cose, è l’afflato o il soffio che dà la vita, è il quid che dà la spinta primigenia all’essere (l’urlo della nascita) e in seguito dà l’energia di sostentamento al resto del corpo (il divenire). Non a caso, riferendoci all’etimo di origine del vocabolo, si parla di linfa vitale (dell’albero stesso), cioè di un liquido che scorre per i canali del corpo di un qualsiasi individuo (umano, animale, vegetale, microbico...) e genera o ri-genera il tessuto esistenziale di quest’ultimo.
Ed ecco allora trovato il genius loci dell’artista Salvatore Morgante…
L’ispirazione del Maestro Morgante trova compimento proprio in questa visceralità del vissuto umano. Ogni tratto, ogni pennellata, ogni sfumatura cromatica è l’umore che trasuda tutto l’entusiasmo della vita che l’Autore ha in sé. E’ l’amore passionale rivolto al mistero della vita, al miracolo della nascita, all’intrigante contatto fisico con il mondo circostante... C’è la voglia irrefrenabile di buttarsi a capofitto dentro le cose del mondo per coglierne l’intima essenza. L’unico modo per farlo è vivere la vita nella sua interezza. Come fare?! Materializzando l’esperienza sensoriale ed emotiva attraverso un uso eccezionale e straordinario del colore. Tutto diventa motivo per trasmettere la vertigine della fisicità, la complessione del piacere del contatto, la bellezza della joie de vivre. Tutto diventa terra da toccare, fuoco da scaldare, aria da respirare, acqua da bagnarsi. Gli oggetti dipinti hanno corpo, anima; artigliano le tele, lasciando segni indelebili del loro passaggio visivo e reale; trasbordano, sotto l’estatica guida dell’Artefice-Autore, nella sapiente cura di bordi e/o confini inesistenti; erompono gli schemi di teorizzazioni monocromatiche a favore di combinazioni esplosive aggreganti ed inedite; spiccano voli aerobici indicibili; tracimano le sagome amorfe di soggetti conturbanti; rivelano una delicatezza di fondo che solo l’amante più tenero e selvaggio sa donare all’oggetto amato; fuoriescono dalle concettualizzazioni e/o categorizzazioni standardizzate (di genere, di classe, di razza...). Niente è più come prima, dopo che il Maestro Morgante ha esercitato attivamente il suo senso tattile su ciò che lo ispira. Ed è un miracolo assistere alla catarsi dei temi trattati, che si sublimano, diventando altro da sé, contraendo un indefinibile stato dell’essere e del divenire (v. Davanti dietro ed oltre). Pregevole quindi il suo intento di studiare gli eventi umani e i fenomeni naturali allorquando modificano il loro stato e il loro movimento, immortalando l’attimo fuggente... in un’epica fusione di armonia e di tecnica.
Un incontro d’Amore che si ricorda per sempre. Grazie Salvatore.