CRITICA

Luisa Trenta Musso

Critico Internazionale

Il Sublime Utopico nella Pittura di Salvatore Morgante

Leggere i dipinti di Salvatore Morgante è una strabiliante avventura. Come un discorso infinito, una favola infinita. Come assistere all’incipit della creazione. In principio era il caos.

In principio, nel genio creativo di questo artista, è il colore. Un abbagliante vortice centripeto e centrifugo di colori nel cui grembo c’è il travaglio della forma che verrà alla luce. Il dolore, congiunto alla gioia, della vita. Tutto questo è esploso dentro l’occhio dell’anima e della mente di Salvatore Morgante. Un evento che si legittima un posto privilegiato nel grande evento dell’arte contemporanea, sebbene conservi la propria istintività nel volersi discorso infinito, scoperta e stupore infiniti dei perenni nascimenti.. Una prodigiosa produzione artistica, la cui “officina segreta” non va violata con una metodologia analitica, bensì vissuta e sofferta insieme all’artista. Va ascoltata. Perché è una mirabile interlocuzione dal fascino irresistibile. Magnetico. Impossibile passarle dinanzi senza esserne captati. Travolti dall’affascinante spettacolo della forma in fieri; dal sublime utopico di un mondo perfettibile; dalla stupefacente simbologia antinomica che affiata la luce al buio, il nero al bianco, l’alto al basso, nella grandiosa infinita storia della creazione.

In questa sorta di sospensione atemporale avviene la trasfigurazione della rozza materia, per scissioni degli elementi che la compongono; o per raduno di questi dalla periferia al centro. Per emersione delle immagini da un abisso equoreo, o per una tempesta di luce che precipita dal cielo. Alla periferia il selvaggio fascino di schegge stalattitiche calcaree, ribelli alla forma. 

In altre aree di questa copiosa seminagione del colore ferve la delicata simbologia dei piccoli nascimenti. La gemma che si apre al fiore, il bruco alla farfalla, la zolla al filo d’erba. Un armonioso contesto di timide pronunce. Un tenero vagito della natura. Mirabile il dipinto in cui affiora dalla creta il volto dell’uomo. Occhi, fronte, bocca, labbra. respiro, con i relativi colori: il bianco, il grigio, l’azzurro. E il rosso: linfa e sangue. Sistole e diastole di un novello Adamo con la costola pregnante della sua compagna. Ma gli occorre un habitat di terra in cui moltiplicarsi. 

Giunge. E’ una semplice arcata, oltre la quale c’è soltanto uno scorcio di cielo. Una casa, edificata dal pensiero, che ancora non si concede alla pietra. 

E’ preminente, in questo ulisside viaggio dell’artista oltre la realtà, una deliberata predilezione per il surreale, che è il luogo sacro della mitologia della genesi come nobile ascendenza dell’uomo. 
Salvatore Morgante possiede la rara dote dell’inseguire, del ghermire, dell’esternare - tramite la forza dinamica del colore – le nascoste vibrazioni dell’essere. Di suscitare rimbalzi memoriali primigeni in luoghi ed epoche edeniche.

Nella luminosità cromatica dei suoi dipinti non è difficile cogliere la sottesa finalità di fornire all’uomo la certezza che, di là dalle smanie autodistruttive e subumane dell’attuale società, ci sono la luce, la verità, la bellezza. L’amore. 

 

Prof. Luisa Trenta Musso

Scrittrice, Poetessa, Saggista
Critico Internazionale

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