L’ “Estatico amniotico”
Testo critico di Paola Simona Tesio
(note all’opera Unconditional Love)
Colori carichi di pathos si susseguono in modulate emozioni, fluenti pennellate, che per l’autore riconducono all’”estatico amniotico”, senso di protezione ed avvolgente candore che si percepisce nel grembo materno e rimane traccia, reminiscenza arcana. Quell’antro in cui il feto inizia a percepire le originarie emozioni e sensazioni, i propri desideri, il soffrire e sognare nell’alba dell’io.
Nell’intensa corrispondenza dei sentimenti, il volto della madre e del piccolo si incontrano per la prima volta alla nascita in un’esplosione di gioia e dolore. Si osservano reciprocamente: il dolore della madre e quello della creatura che, urlando, viene al mondo, rappresentano l’inizio di un cammino che li vedrà differenziarsi in due distinti soggetti. In qualche modo, nei nove mesi precedenti, erano uniti in un tutt’uno.
Hans Georg Gadamer nel saggio “Il dolore” parla di tale esperienza come: «Il primo momento in cui riesco a percepire, nel grido del neonato, la presenza di un rimando al dialogo con un altro che non ha mai visto, la propria madre o il medico che sia».
Osservando le pennellate di quest’opera intensa, carica d’amore e fluttuante, anch’essa dialogo, ci accorgiamo che i flutti di colore si addensano armonici in una conformazione del cuore, ritenuta anticamente la sede privilegiata dei sentimenti. Ricordare, dal latino recŏrdari, potrebbe essere intenso come un “passare dalle corde del cuore”.
La gestualità di Morgante assurge qui al ricordo primordiale di quell’esperienza avviluppante, senso di sospensione e “buio illuminato” che pervade l’essere durante la sua creazione e permane in seguito nell’inconscio quale sensazione segretamente indissolubile.
Ed è sempre un oltre, un evolversi dell’amore che in età adulta trova corrispondenza in altre forme. Unione di corpo ed anima che per Dante era: «Unimento spirituale de l’anima e de la cosa amata».