CRITICA

Massimiliano Porro

Critico e Storico dell'Arte

Ogni gesto è un avento.

E ogni gesto che muta in segno ha in sé l'anima del racconto. Le emozioni sono, a volte, così forti che si dipinge senza rendersene conto e la tela diventa il luogo dell'incontro e dello scontro di ciò che pervade l'Io in quel momento.

Tela che da piccola si fa grande, quasi enorme ma non è lei a dominare la scena con le sue proporzioni. È il pittore che la possiede, la fa sua ad uso e consumo di quell'energia che scocca provocando l’atto. L'arte di Salvatore Morgante nasce così, come un accadimento che fin dal primo momento si pone su un alto livello di qualità cromatica. Ogni tratto, ogni pigmento che si deposita sulla superficie introduce una storia.

E apre le porte del viaggio. Si entra così in contatto con il suo universo dominato, in parte, da lampi di astrattismo costruito dalla psiche quale soffio vitale che esce dal corpo dell'artista per diventare spirito materico da plasmare. Un'effusione d'amore che abbraccia, che si contorce e che non dimentica mai il legame con la tangibilità. Mentre i titoli garantiscono la lettura di un mondo che si spalanca alla metamorfosi dei contatti, delle attrazioni e delle collisioni. 

Ma l'universo di Morgante è anche quello di Gea, madre antica che dà risalto e forza a quanto più gli appartiene: il suolo della Sicilia con i suoi paesaggi e la Natura protagonista in un unicum generazionale. Marc Chagall ripeteva: "È soltanto mio il paese che è nell’anima mia \ Vi entro senza passaporto \ Come a casa mia \ Vede la mia tristezza\ E la mia solitudine \ Mi addormenta \ E mi copre con una pietra profumata".

I profumi, le gioie, le ansie, le paure emergono allora dalla pittura di Salvatore e noi, sempre in viaggio, siamo accompagnati alla scoperta di quanto più passionale, puro e originale vi sia in quell'isola. Tra fiori, albe e tramonti con una precisa volontà: dichiarare apertamente che l'arte per emozionare, come in questo caso, non può che nascere direttamente dalla Luce che è dentro di sé. Per quanto un albero possa diventare alto, le foglie ritorneranno sempre alle radici e il ricordo di ciò che si è realmente continua a brillare. 

 

Prof. Massimiliano Porro

Critico e Storico dell'Arte
Docente presso l’Accademia di Belle Arti “Aldo Galli” di Como
e presso il liceo Artistico Bernardino Luini di Cantù

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